domenica 24 agosto 2008

GUADALUPA, UNA FARFALLA NEL MAR DEI CARAIBI

Guadalupa ha la forma di una farfalla, due grandi ali e un piccolo corpo, che costituisce il territorio del capoluogo, Pointe-à-Pitre. A Pointe-à-Pitre ha sede l'aeroporto internazionale, con voli direttamente da e per la Francia, la madrepatria, e da moltissime isole dei Caraibi, compresi naturalmente da Dominica, da dove siamo arrivati con la compagnia LIAT (vedi articolo su Dominica). L'isola è infatti territorio d'oltremare francese, e come tale si presenta: l'euro come valuta corrente, ottime strade (anche autostrade non a pagamento), bei ristoranti, moderni complessi alberghieri (compreso il Club Med). La parte più turistica è l'"ala" della farfalla caraibica a est di Pointe-à-Pitre, chiamata Grande-Terre; in particolare la sua costa meridionale, dove abbiamo trascorso le prime due notti. Diciamolo, un po' troppo turistica, per chi come noi ama la tranquillità e la maggiore autenticità dei luoghi. Vale la pena comunque vedere Grande-Terre (nonostante il traffico, specialmente in agosto, mese di ferie anche per i nostri cugini d'Oltralpe), e arrivare fino all'estrema punta orientale, a Pointe des Châteaux, dove le onde dell'oceano si infrangono su un pittoresco promontorio basso e roccioso e dove ti accolgono vari banchini gestiti da locali che offrono bevande, costumi, parei e collanine, tutto con molta discrezione.

Alloggio a Grande-Terre:
In aeroporto avevamo noleggiato un'auto (55 euro al giorno), con la quale abbiamo raggiunto il residence prenotato da Dominica, Le Rotabas, nella cittadina di Sainte-Anne, famosa per le sue spiaggette bianche. Per 75 euro a notte con colazione inclusa, la camera col piccolo bagno non era un gran che, e se si aggiunge una colazione piuttosto misera, lo stabile da ristrutturare e qualche scarafaggio in visita anche lui… non ci sentiamo affatto di consigliarlo! Siamo fuggiti dopo una sola notte all'hotel La Toubana, nei pressi del Rotabas ma su una collinetta, sempre prima di entrare nel paesino di Sainte-Anne. Diciamo che i 175 euro spesi per una notte sono valsi: un bell'appartamento con cucina e balcone vista mare, una fantastica piscina anch'essa sul mare, ai bordi della quale abbiamo consumato una colazione che evocava l'epoca coloniale (nella foto qui sopra), una bella spiaggia di sabbia bianca.
Pasti a Grande-Terre:
Sainte-Anne offre davvero di tutto, dai chioschini con le carni arrostite a vari ristoranti e pizzerie. Fra questi ne consigliamo uno, il Koté Sud, gestito da un gruppo di giovani ragazzi francesi, che si trova prima di entrare in paese venendo dall'aeroporto, proprio all'altezza del cartello per la spiaggia dove si trova anche il Rotabas. Buoni piatti di cucina creolo-francese a circa 20 euro (vedi foto), ottimi dolci e composizioni di gelato e l'usuale ottimo vino francese (anche al bicchiere). Segnaliamo inoltre una piccola pizzeria lungo la strada principale, con pizza sia da asporto sia da consumare in piccolissimi tavoli sul marciapiede, il Pizza King, gestita da due ragazze molto carine e gentili.

Escursioni:
Cercando una spiaggia dove fare un bagno ristoratore, abbiamo seguito le indicazioni per la piccola Anse Tarare, dall'acqua azzurra e limpida, rinfrescandoci fra gruppi di nudisti (che qui chiamano più elegantemente naturisti): non dimentichiamoci che l'isola ha usi e costumi francesi! Curiosando nell'entroterra, un altopiano collinare coltivato prevalentemente a canna da zucchero, siamo arrivati a Anse Maurice: anche qui bell'acqua, ma più mossa e con qualche rifiuto sia in acqua che in spiaggia (affollata essendo domenica). Da Saint-François, vicino a Pointe des Châteaux, ci si può imbarcare per La Désirade, un'isoletta poco lontana, sempre facente parte dell'arcipelago della Guadalupa, mentre da Pointe-à-Pitre è possibile imbarcarsi per la più grande Marie-Galante, molto agricola, che da poco si sta aprendo al turismo. Noi abbiamo scelto di soprassedere, per continuare a visitare la più estesa Guadalupa.

Alloggio a Basse-Terre:

Venendo da Dominica, poco antropizzata e lasciata in gran parte selvaggia a parchi naturali (vedi articolo), ci siamo trovati un po' spaesati nella "civiltà" (pur essendo Grande-Terre molto agricola), e abbiamo deciso di esplorare ancora l'isola per vedere che cosa ci avrebbe offerto… e abbiamo scoperto Basse-Terre! Basse-Terre è l'altra ala dell'isola farfalla, e a dispetto del nome che porta, ha alte montagne - quasi 1500 metri - coperte da foresta tropicale, e una strada litoranea, come al solito ben tenuta, con frequenti scese al mare. Fatti i bagagli in tutta fretta, ci siamo spostati a Deshaies, delizioso paesino sul mare a nord di Basse-Terre, dove abbiamo prenotato le restanti quattro notti del viaggio al Residence Habitation Grande Anse (gestito con molta professionalità da un italiano, Claudio), dove, con 70 euro a notte in due, abbiamo dormito in una bella camera con angolo cottura all'aperto su un vero giardino tropicale (il piano terra della foto)! La mattina raccoglievamo manghi e frutti della passione per la colazione, e le papaye stavano maturando; per poco non ce l'abbiamo fatta a mangiarle!

Pasti a Basse-Terre:

Quando abbiamo visitato la spiaggia della Grande Anse (a 3 minuti a piedi dall'ingresso del residence, nella foto a sinistra), abbiamo compreso il perché del suo nome: una baia lunghissima di sabbia color mattone, quasi completamente vuota! Le onde, più alte rispetto all'altro lato dell'isola, ci hanno fatto divertire, e la temperatura dell'acqua era fantastica. Una serie di semplici ristorantini e bar sotto il bosco di alberi tropicali lungo la spiaggia ci hanno fornito le poche calorie necessarie per gli ultimi giorni delle quasi tre settimane trascorse ai Caraibi, durante i quali ci siamo goduti la placida vita di mare.

Ma la sera, affamati come leoni, abbiamo sperimentato due dei cinque ristoranti di Deshaies, il Restaurant L'Amer (tel. 0590 285043, da cell. 00590 + 590 + 285043) e da Barbuto, con locale gemello a New York (tel. 0590 898728, da cell. 00590 + 590 + 898728), cenando in un'insenatura punteggiata dai lumini di alcune barche a vela alla fonda, e con le piccole onde di un mare limpidissimo, illuminate dalla bassa luce dei locali, davvero molto romantico. Qui, insieme a un piatto principale a circa 20 euro, era d'obbligo il dessert (nella foto il profiteroles di Barbuto), in stile francese o creolo, e quindi banana flambé al rhum, ma anche enormi profiteroles e mousse de chocolat. Quale modo migliore di concludere una così bella vacanza?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E bravi tutte due!!! Bellissimo viaggio mi sembra, e bel racconto :) solo un po' di invidia appena appena... France

Valerio ha detto...

Isa, già avevo voglia di catapultarmi ai Caraibi, poi raccontata da te mi sa che non resisto ...